Una definizione semplice ed efficace di mediazione è “la gestione della negoziazione altrui”. https://onlineedfarmacia.com/compre-kamagra-100mg-online.html
Un mediatore entra a far parte di una relazione conflittuale per poter dare il proprio aiuto alle persone che si trovano bloccate nelle proprie dinamiche relazionali, a causa di una cattiva gestione del conflitto. Questa figura professionale ha l’obiettivo di sbloccare la relazione, cercando di superare gli ostacoli e far giungere i soggetti ad un accordo.
Il processo di mediazione si svolge in parallelo su due binari: quello della gestione delle emozioni di chi vi partecipa, e quello della conduzione e della formulazione delle trattative e degli eventuali accordi. Questi due aspetti che interagiscono sono attribuibili a due figure professionali diverse: lo psicologo e l’avvocato. Il primo si occupa, ad esempio, della gestione della rabbia e della volontà di vendetta nella gestione della conflittualità, delle dinamiche di potere e del loro riequilibrio nella gestione delle trattative, dell’imparzialità o neutralità del mediatore; il secondo si occupa della correttezza legale degli accordi, della valutazione della bontà degli accordi, della gestione della molteplicità di interessi nelle negoziazioni.
Si evince dunque da questa analisi che nella mediazione queste due figure lavorano in modo complementare, come le ruote di una bicicletta, una aiuta l’altra a muoversi ed entrambe sono fondamentali per il raggiungimento dell’accordo. Tuttavia entrambe le figure professionali hanno un problema comune: cercare di bloccare quegli automatismi propri della propria formazione, ossia relativi alla propria professione, per essere solo mediatori. Si possono considerare diverse possibilità; c’è chi decide di abbandonare la propria professione e di sposare in toto la mediazione, il che comporta lavorare molto su di sé, per rendere al meglio in questa nuova professione. https://edlekarnapilulky.cz
Occorre un lavoro di auto-analisi nel quale il mediatore deve accertarsi della propria neutralità; occorre sottoporsi a supervisione professionale e aggiornamento formativo. Altra soluzione possibile può essere quella della co-mediazone, ossia una collaborazione, un lavoro di équipe fra avvocati e psicologi, i quali integreranno il loro operato. Questa seconda soluzione è vantaggiosa per il fatto che, senza abbandonare le proprie professioni, possono farne un punto di forza e utilizzare in modo complementare la diversa percezione dei problemi.
In conclusione si può affermare come una delle sfide, per il nuovo istituto della mediazione civile e commerciale, sia quella di definire in modo chiaro e convincente il profilo professionale del mediatore come qualcosa di autonomo e in grado di offrire risposte adeguate al compito che è chiamato a svolgere, ritagliandosi così un ruolo efficace nella società.