E’ la fine di maggio.
Due mesi dalla nascita di un nuovo strumento giuridico qual è la Mediazione.
Serpeggia la sfiducia degli avvocati e non cessano le polemiche sulla presunta incostituzionalità di alcuni punti del D.lgs n. 28 del 4 marzo 2010.
Il clima è molto caldo.
I mediati si annunciano mentre mi riecheggia il ricordo di un famoso saggio di K.R. Popper “ Tutta la vita è risolvere problemi”.
La porta si apre e, poco dopo i rituali convenevoli, i ruoli dei partecipanti alla camera di Mediazione sono già definiti.
In uno spazio asettico e al tempo accogliente si affaccia il futuro, con le sue varie possibilità di attuazione.
Le parti sono l’uno di fronte all’altra, hanno sguardi sfuggenti e movimenti controllati, difendono il loro spazio fisico.
Voci indurite, parole rigide: contratto, rimborso, aumento indebito, mancate ricevute ed altro…. ed altro ancora.
Gli aspetti emozionali sono latenti quanto gli interessi sottostanti.
La controversia copre un lasso di tempo di due anni, durante i quali si sono consumati comportamenti di natura emotiva cui le parti non fanno riferimento.
La mimica facciale è piatta ed una interpretazione ontologica di ciò che veramente esiste non è possibile fino a che….. alcuni movimenti esplorativi forniscono le prime impressioni sensoriali: entrambi i mediati hanno lo sguardo basso, in atteggiamento introspettivo, alla ricerca delle loro più intime ragioni.
Le richieste sulle quali si sofferma la parte istante appaiono legittime e dettate da interessi concreti, le ragioni esplicate dalla controparte altrettanto determinate.
Attendono il riconoscimento del loro diritto, del loro disagio.
Emergono fatti, mai scritti, mai detti.
Il loro rapporto di forza si fa più fragile.
Apparire deboli non è l’unico timore che aleggia intorno al tavolo della mediazione.
La teoria delle 3R di Reg Connolly della Scuola Pegasus PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) viene completamente soddisfatta da un discorso, evidentemente convincente, di rassicurazione sulla riservatezza assoluta da cui è caratterizzato questo nuovo passaggio giuridico (Rispetto Riconoscimento Rassicurazione).
Allora una nuova posizione dei mediati prende pian piano forma come in una sorta di “campo dal punto zero”.
La realtà implicata comincia ad interagire con la realtà esplicata e tutti diventiamo apparentemente passivi osservatori, rapiti da una comune volontà ottimistica di risoluzione.
I difensori ripercorrono una strada legittima di congruenza verso la Mediazione.
I mediati, personalità palesemente cenestesiche, enunciano il loro sentire: emergono consciamente le cause del cuore di fianco a quelle della ragione.
Si rende possibile “l’ancoraggio” e “domande circolari ed aperte” rievocano situazioni piacevoli ante-conflitto.
L’energia degli opposti si sublima.
Si cercano cause, si ammettono colpe: è la strada verso la catarsi.
Batna o Watna? mi ero domandata all’inizio del procedimento di mediazione, quando sapevo che tutto era possibile.
Il futuro si è attuato, con concessioni e rinunce, verso la migliore soluzione per entrambe le parti che, assistite dai propri difensori, si sono accordate per altri quattro anni di amichevole relazione contrattuale.
Stringendo le loro mani ormai calde li ho salutati, incrociando i loro sguardi consapevoli ed il sorriso soddisfatto di chi ha definitivamente liberato una parte di sé, quella parte che rischiava di rimanere prigioniera per un ben più lungo periodo nel mondodell’ansia e dell’inquietudine di un oneroso processo giuridico ordinario.
G. Quarticelli